Gli sciacalli a due zampe
Ancora non sono state identificate tutte le vittime dell’assalto terroristico che ha insanguinato Parigi. Ancora ci sono persone che risultano disperse, uomini e donne dei quali le famiglie non conoscono ancora la sorte e già si sono scatenati gli sciacalli a due zampe, bramosi di mettere i loro musi tra i cadaveri, girarli, rigirarli, per poi ululare al mondo.
Daesh ha abituato ai suoi video truculenti, alle minacce, ai rapimenti, alle torture, agli omicidi più efferati; orrori, ma lontani o almeno tali sembravano. Siria, Iraq, Libano… poi Parigi, Europa, casa. Non è la prima volta che la Francia è colpita dal terrorismo; solo per restare negli anni recentissimi: la scuola Ozar ha-Torah a Toulouse e i paracadutisti a Montauban, sette morti e 5 feriti; , l’attacco a Dijon, 11 passanti feriti, schiacciati da un’auto guidata da un uomo che gridava “Allah Akbar”; l’attacco a Nantes, stessa identica scena, dieci feriti e 1 morto; l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo e all’Hipercacher, 20 morti e 22 feriti. E ora questo: almeno 129 morti e più di 352 feriti. E’ l’11 settembre francese. La Francia e tutta l’Europa hanno avuto un piccolo assaggio di cosa voglia dire aver a che fare con il terrorismo in casa, dovercisi scontrare mentre sei occupato in una delle consuete, banali, innocenti, attività della vita quotidiana: un ristorante, un teatro, una scuola, un supermercato.
Scrive Maurizio Molinari:
“In Medio Oriente ed in Nord Africa si percepisce con chiarezza l’era della Jihad. Viviamo in una nuova realtà. Il nazionalismo arabo del Novecento, nato sulle macerie del colonialismo europeo, non è stato capace di esprimere Stati, partiti e leader in grado di garantire sviluppo, prosperità e diritti. Dunque ad emergere è il suo rivale storico, il jihadismo religioso, nella versione sia sunnita che sciita. L’era della Jihad è destinata a ridisegnare l’intera regione che va da Gibilterra al Kynder Pass. Esportando pericoli verso la confinante Europa”.
“Isis è uno Stato con un esercito, un leader, un’amministrazione pubblica ed un bilancio. La sua forza è la capacità di controllare ed amministrare un territorio grande quanto la Gran Bretagna. Fino a quanto conterà su tali risorse, resterà il gruppo terroristico più ricco e pericoloso del Pianeta”.
I sopravvissuti, quelli che a Parigi hanno perso un parente, un amico, un collega di lavoro, o che hanno visto cadere sotto i colpi dei terroristi i loro vicini di tavolo, hanno organizzato gruppi di auto-aiuto, con l’assistenza di psicologici incaricati di aiutarli ad affrontare il trauma, a parlare. Storia ben nota a chi vive in Israele e questo identico dramma, questo terrorismo che colpisce alla cieca, nel mucchio, senza distinguere, lo conosce bene. Conosce bene il suono delle ambulanze che corrono, i soccorsi, il sangue, i pianti, il lutto di chi resta. Da almeno cinquant’anni Israele lo conosce. La differenza finora è stata che nessuno si è stretto a Israele nel cordoglio, nessuno ha messo i colori della bandiera israeliana nel suo profilo quando saltavano in aria gli autobus, le pizzerie, i dancing, i bar, le persone alle fermate del tram, nelle stazioni, quando esseri umani erano macellati mentre pregavano nelle sinagoghe, dormivano nei loro letti, andavano ad un incontro di lavoro. Nessuno ha detto: Kullanu israilim, siamo tutti israeliani.
E sarebbe anche stato sopportabile, se si fosse limitato a questo. Ma insieme all’assenza completa di empatia e nel silenzio indifferente, le uniche voci che si sono levate sono state di condanna: vi sta bene, cosi’ imparate, troppo poco… E da cinquant’anni almeno è stata una gara a trovare tutte le giustificazioni possibili e immaginabili a questo terrorismo che colpiva donne, bambine, vecchi e riscuoteva le simpatie del mondo. Lo stesso identico terrorismo cieco che ha colpito Parigi, Londra, Madrid, Beirut. Che ha colpito in Iraq, in Siria, in Somalia, in Kenia, in Nigeria, in America.
E ora? Ora il mondo occidentale, quello che ha cercato affannosamente di eliminare la morte dal suo orizzonte, quello che si è preoccupato di creare delle società a rischio zero, avrà capito? Comprenderà? No, non comprenderà nulla:
Il problema è che in Medio Oriente non solo i palestinesi non vedono speranze… questo il succo del suo discorso. I palestinesi come secondo termine di paragone.
Margot Wallstrom, Ministro svedese degli Affari Esteri:
“Non ho accusato Israele di coinvolgimento. Pero’ Bibi è amareggiato per il boicottaggio europeo ai prodotti degli insediamenti . Quindi, chi lo sa,”
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